CURIOSITA’

Così recita l’insegna che dà il benvenuto nel paese di Castagnole Monferrato, patria del Ruché.

Considerato una delle piccole DOC piemontesi, il Ruché di Castagnole Monferrato si produce con uve del vitigno omonimo.

Questa particolare coltivazione ha origini incerte, così come il suo nome. Deriva probabilmente da un vitigno importato dalla Borgogna da monaci che lo impiantarono vicino al convento oggi scomparso di San Rocco. I terreni calcarei, asciutti, con elevata insolazione della zona di produzione regalano un vino di elevata qualità, ma limitata quantità, per questo in passato era destinato al consumo famigliare. Nei primi anni ’70 il vitigno venne riscoperto da Don Giacomo Cauda, parroco del Paese, che grazie alla sua passione e devozione ha contribuito alla ripresa della coltivazione e della produzione di questo pregiato nettare che nel 1987 viene insignito della D.O.C. Il 10 agosto 2003 al nostro vicario è stato consegnato un riconoscimento “per avere creduto in una delle tradizioni più importanti di Castagnole Monferrato, ora patrimonio dell’enologia Piemontese: il Ruché”

La D.O.C.G. è limitata nell’ambito di sette Comuni tutti in provincia di Asti:

Castagnole Monferrato,

Grana,

Montemagno,

Portacomaro,

Refrancore,

Scurzolengo e

Viarigi.

Il Ruché può accompagnare tutto il pasto dagli antipasti con salumi e prosciutti, alle zuppe sino arrivare ai formaggi di media stagionatura.

Come consuetudine castagnolese tramandata nei secoli il Ruché, in attesa di essere stappato con gli amici, riposa al fresco degli antichi crutin, vere e proprie opere d’arte sotterranee, tutte da scoprire